Quando muore un artista, dolore e commozione prendono la mente e il cuore, insieme all’ammirazione, alla gratitudine per ciò che, grazie al suo talento, ha saputo creare.

Quando il talento poi si sposa con l’umiltà, la concretezza del sentire e il desiderio di arrivare al cuore di tutti, l’artista diventa un “grande uomo”, perché sa mettere la propria arte a servizio di molti, per esprimere con vibrante intensità l’enorme ventaglio dei sentimenti umani.

E. Morricone, lo conosciamo come il “maestro delle colonne sonore”. Considerando la sua nutrita produzione, sarebbe però riduttivo “racchiuderlo” in questa definizione. E’ stato sicuramente anche il grande maestro che ha dato dignità alla musica da film come genere, grazie alla sua grande competenza musicale. Essa gli ha permesso di spaziare nel vasto panorama della musica classica e contemporanea, come compositore, direttore e arrangiatore.

Non intendo fare una analisi musicale della produzione del grande maestro. Vorrei solo condividere come ho vissuto la sua musica, grazie anche all’opportunità che ho avuto, nella Banda, di suonarla. Sempre la musica va interpretata secondo le intenzioni dell’autore, entrando nel suo sentire e nel contesto che essa deve esprimere. Questo è bellissimo e difficile nello stesso tempo. E’ bellissimo perché si può vivere la musica, quella che si suona, “da dentro”: si esegue e si ascolta quello che si tenta di rendere al meglio delle proprie possibilità, con il proprio strumento. Questa intensità di sentimenti l’ho vissuta molto nella musica di E. Morricone. Lui, genio vulcanico della melodia, ha saputo raccontare le situazioni più diverse, i sentimenti più profondi, ora nobili, ora perfidi, ora oltre l’umano fino al divino, la preghiera, l’amore, l’odio, l’orrore, l’ingiustizia e molto altro, esprimendo con la musica ogni sottile piega dell’animo umano. Come non apprezzare la sua grande maestria nell’esprimere il complesso universo del sentire ora dando risalto alla delicatezza del solista, ora alla vigorosa potenza dell’assieme strumentale. Come un abile pittore gioca sui contrasti di colore, così giocava sui contrasti di intensità, di timbro, di tempo creando una musica incredibilmente dinamica ed incarnata nella situazione?

Le sue colonne sonore non sono solo un mirabile supporto alle immagini, direi che bastano a se stesse, sono capolavori che testimoniano l’altissimo potere espressivo della musica, ben oltre le parole e le immagini. Proprio questa pregnanza espressiva ha permesso alla musica di Morricone di rubare spesso il primato alla scena cinematografica, altre volte l’ha mirabilmente anticipata o conclusa, con una fissità o un dinamismo in cui solo o prevalentemente le note parlano. Nell’esecuzione dei suoi brani ho spesso gustato la maestria degli effetti speciali, effetti che spesso richiedono una buona tecnica strumentale e che sanno dare un inconfondibile colore alla musica e ricreare un’atmosfera unica. Mi sono sentita veramente “dentro
la scena” e allo stesso tempo libera di spaziare con la fantasia ed il sentimento “oltre la scena”, facendo
diventare mia quella musica che suonavo.

La musica del grande maestro è uscita più volte dalla pellicola ed ha saputo incarnare e commemorare la realtà in momenti intensi e drammatici : ricordiamo la sua ultima composizione per le vittime del Ponte Morandi, la sua musica eseguita sui tetti nel cuore del Covid-19, la Missa Papae Francisci eseguita nel 2015.

Se n’è andato in punta di piedi, con la sua usuale discrezione, quasi in silenzio. Un saluto di poche parole, lui
che con la musica ha saputo dire moltissimo.

Ecco l’estratto di una intervista, forse l’ultima, del 4 maggio 2020

Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto per i giovani compositori dopo la pandemia?
Io spero che tutto si normalizzi. Lo spero proprio. Questa crisi non dovrà essere più devastante di altre crisi che ci sono state nei secoli passati… che non hanno annullato il senso e il valore del far musica. I giovani devono continuare a studiare e a formarsi nel migliore dei modi, con la stessa maniera, la stessa volontà, con la capacità di comporre seguendo il percorso che trasforma in suoni le idee scritte sulla carta. Sono assolutamente ottimista. Non siamo alla fine del mondo.

Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?
Certamente. Io mi auguro assolutamente che il pubblico torni ad ascoltare i concerti dal vivo, con orchestra o con gruppi da camera. La musica non è finita! Non è assolutamente finita. È necessario che gli interpreti suonino dal vivo in presenza del pubblico. Il pubblico dovrà esser messo nelle condizioni di ascoltare i concerti. Sono fiducioso su questo.

E’ quello che ci auguriamo tutti anche per la nostra Banda, che si appresta a festeggiare il Centenario, ormai 100+1………..con un grande Maestro in più da ricordare, un maestro che spesso è stato “presente”, con le sue composizioni, nei nostri concerti.

Maria Teresa Mascheroni