Sono Giuseppe Bonandrini, da un’anno il direttore della Banda S. Martino di Sergnano.
Faccio parte, in qualità di clarinettista, dell’orchestra del Teatro G. Donizetti dal 1988 ad oggi.
Vorrei condividere la forte esperienza emotiva che ho vissuto durante il concerto di domenica 28 Giugno 2020, tenutosi presso il Cimitero monumentale di Bergamo, per commemorare le numerosissime vittime del COVID-19 della città e di tutta la provincia di Bergamo. Non si è trattato solo di un importante evento musicale, di un concerto semplicemente “solenne”: molto di più. La più forte emozione iniziale sono state le prove del Requiem di Donizetti, che avremmo eseguito durante l’evento: dopo mesi di “reclusione” forzata, dopo un lungo periodo in cui non si sono incontrate persone, in cui molti colleghi e amici si sono ammalati, rivedersi e ritrovarsi con lo strumento in mano e quindi con la nostra “vita” in mano, avere la fortuna di esserci e di esserci ancora a suonare… è stata un’emozione difficile da esprimere in tutta la sua intensità con le parole.
Tanti pensieri sono passati nella mente di tutti al punto che nonostante le mascherine celassero le espressioni visive, era percettibile una coltre di pesantezza nell’aria.
Dopo le prime note, piano piano quella coltre si è sciolta e ha lasciato spazio al desiderio di rivincita della vita, del far musica insieme, di stare di nuovo insieme agli altri.
E’ stata comunque una produzione veramente intensa e che ricorderò per sempre: questo è stato il vissuto espresso da tutti alla fine del concerto.
Non è stato un concerto, ma uno di quei momenti in cui l’arte di fare musica esprime i grandi momenti della storia ed i loro sentimenti più profondi, che nessuna parola può raccontare.
L’esecuzione del Requiem di Donizetti non è stata semplicemente una partitura da suonare, sarebbe troppo banale e riduttivo, è stata l’essenza dell’arte che ci ha stretti in un pensiero comune, in quell’elaborazione del lutto che, nella furia della pandemia, non aveva potuto essere metabolizzato.
L’emozione quella sera saliva di minuto in minuto nell’attesa del Capo dello Stato, mentre eravamo già sul palcoscenico seduti in silenzio e come noi erano in assoluto silenzio riflessivo tutti i 243 sindaci a rappresentare il territorio.
Le toccanti parole del Presidente della Repubblica hanno commosso tutti: neppure la mascherina poteva celare molti occhi lucidi. Qualcuno dei colleghi che avevano perso, in breve tempo, qualche familiare stretto o parente, è riuscito a sprigionare un pianto forse un pò liberatorio.
Con quella intensità di pensieri che circolava e quindi in un’atmosfera davvero densa come la nebbia autunnale della bassa bergamasca di un tempo, è poi iniziato il Requiem che con i primi accordi ha riportato tutti alla vita terrena.
Nella mia carriera di musicista, (35 anni di musica da professionista e per fortuna non ho ancora smesso) non ho mai provato quell’emozione interiore di spinta alla vita: solitamente l’emozione riguarda la tensione al concerto per una prestazione di livello.
Grazie alla musica e al mio strumento ho ritrovato lo spirito per riprendere in mano le mie sensibilità di debole essere umano e rafforzare il mio voler bene alle persone più care. Anche attraverso la musica ho riassaporato il gusto della vita e ho abbracciato con i suoni tutti coloro che certamente li ascoltavano in un’altra dimensione.
Buona musica e buona vita a tutti.
Alzano Lombardo, lì 03/07/2020 Giuseppe Bonandrini